venerdì 13 gennaio 2012

L’OCSE ALL’ITALIA: "DISEGUAGLIANZE IN AUMENTO, SERVONO NUOVE POLITICHE SOCIALI"

La parola equità, seguendo rispettosamente la tendenza economica, si sta inflazionando, molto usata dai governi che in questi mesi stanno varando dure manovre economiche. L’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha pubblicato una nota sull’Italia all’interno di un documento sulle diseguaglianze in base al reddito nei paesi membri che può fornire una prospettiva diversa e suggerire soluzioni equilibrate a chi oggi deve prendere decisioni importanti.

Leggendo il documento si immagina l’Italia come un grande gomitolo avente un’estremità impegnata a formare un maglione e l’altra a formarne un altro. Uno è il reddito degli italiani più ricchi, l’altro quello degli italiani più in difficoltà. Il gomitolo non è infinito, senza la giusta redistribuzione ci troveremmo di fronte a un maglione e ad una canottiera.

Dagli anni ’70 a oggi la forbice di diseguaglianza si è allargata costantemente con brevi inversioni di tendenza. Dividendo in percentuale gli italiani in base al reddito risulta che, mentre nel 1980 l’1% più ricco possedeva il 7% del reddito totale del paese, nel 2008 ne possedeva il 10%. In proporzione i più poveri guadagnavano un decimo dei concittadini più ricchi. Negli anni ’90 il reddito dei ricchi era invece otto volte superiore. Inoltre si è registrata una drastica diminuzione della tasse per i redditi alti, le aliquote marginali sono infatti passate dal 73% del 1981 al 43% del 2011.

Come se al povero in canottiera venisse affidata una “mamma” addizionale per coprirlo con una coperta, lo Stato tradizionalmente esercita solo la funzione assistenziale che, tuttavia, -scrive l’OCSE- ha compensato l’aumento delle diseguaglianze di reddito.

Nuove politiche fiscali e previdenziali, redistribuzione attraverso servizi pubblici gratuiti sono le strade da seguire secondo l’OCSE. Per il lavoro, infine, suggerisce alle imprese una formazione continua dei dipendenti e la creazione di posti di lavoro qualitativamente e quantitativamente migliori.

1 commento:

  1. Ecco alcune brevi osservazioni.
    E’ buona l’idea di usare immagini semplici per rappresentare dati statistici complicati. Però non mi pare funzioni molto l’immagine del maglione. Se si sceglie un’immagine, bisogna poi usarla con coerenza: una forbice non “aumenta”, casomai “si allarga”. Tutto il periodo sulla “funzione assistenziale” non è chiaro: e già compensare l’aumento delle disuguaglianze è un successo, dimostra che lo Stato sociale ha una certa efficacia (cosa di cui, in Italia, si potrebbe benissimo dubitare).
    Il riferimento dell’Ocse alle aliquote fiscali non è chiaro, e ha tratto in inganno praticamente tutti: qui ripeto la spiegazione. Aliquota marginale dell'Irpef è quella che si paga sullo scaglione più alto di reddito; l'aliquota media effettiva di tassazione su ciascun reddito deriva da una aliquota più bassa che si paga sul primo scaglione, una più alta sul secondo scaglione, e così via. Ad esempio per il 2010 su un reddito di 100.000 € l'aliquota marginale era 43% (se si guadagna 1.000 in più il fisco ne prende 430), ma l'Irpef lorda da pagare era 36.170, dunque 36,17% di aliquota media prima delle detrazioni. Su un reddito di 200.000 l'aliquota media era del 39,6% circa. Data la difficoltà di colpire i redditi in Italia, chi vuole che il fisco redistribuisca di più punta sull'imposta patrimoniale ( i patrimoni sono ancora più diseguali dei redditi).

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