mercoledì 11 gennaio 2012

IL DEGRADO DEL PENDOLARE. FOTOGRAFIA DI UN PAESE IN CRISI.

I tagli delle Ferrovie dello Stato sulle tratte brevi hanno provocato reazioni a catena che vanno ad aggravare le già precarie condizioni dei lavoratori pendolari. Andare al lavoro nel 2012 sembra essere una versione moderna del romanzo picaresco, un’avventura formativa, tra degrado, sporcizia e normale amministrazione.
Svegliarsi la mattina presto per andare a lavorare in città fa parte della quotidianità di milioni di italiani che abitano le campagne e gli hinterland cittadini oramai da decenni. L’attenzione che le amministrazioni riversano verso tali cittadini sembra essere un’attenzione di serie B. La fine dell’ultimo decennio è stata attraversata da una revisione degli obbiettivi di servizio di Trenitalia, passata prepotentemente ai treni ad alta velocità come Freccia Rossa, e ad investimenti importanti da parte del Governo sulla TAV Torino-Lione.

L’inversione di tendenza, per un paese che ha puntato, con palesi deficienze amministrative, sui treni regionali ad alta percorrenza, svuotando d’altronde il ruolo che in altri paesi gioca il servizio di Autobus che collega splendidamente, ad esempio in Spagna, le piccole comunità lungo il territorio nazionale, ha reso la vita impossibile ai pendolari. Basta andare a farsi un giro nelle principali stazioni dello Stivale per rendersi conto del disagio vissuto da questa categoria di lavoratori.

Raccogliendo le testimonianze dei diretti interessati non si potrà che cogliere la frustrazione di sentirsi abbandonati a sé stessi. Accompagnati lungo le tratte si raccolgono immagini di “carri bestiame”, dove la gente viaggia ore stipata in carrozze disomogenee. Fanno notare i pendolari come la sporcizia regni sovrana in treni composti da poche carrozze ognuna diversa dall’altra di cui almeno due porte solitamente non funzionano. La soppressione di numerosi treni notturni ha peraltro aggravato la situazione economica dei lavoratori, costretti ad affidarsi alle ben più care tariffe diurne o ad alzarsi ben prima dell’alba a causa di orari impossibili.

La soppressione di moltissime tratte, che hanno fatto spazio ai binari dell’alta velocità, assieme ai tagli di budget sono le principali cause imputate all’amministrazione delle ferrovie e alle politiche infrastrutturali dei governi passati.

Numerose sono state le azioni di protesta negli ultimi tempi, a partire dalla manifestazione di fronte alla Regione Liguria lo scorso novembre, e sempre dalla Liguria viene l’inchiesta, portata avanti da Legambiente Liguria e dal suo presidente Santo Grammatico, denominata Pendolaria. Legambiente denuncia come solo lo 0,5% del bilancio regionale venga destinato a treni nuovi e fanno partire la richiesta alla Regione di più treni a servizio dei lavoratori. Legambiente ha inoltre organizzato un’azione dimostrativa: hanno fatto recapitare a Enrico Vesco, Assessore ai trasporti della Regione Liguria, una lettera delle rappresentanze dei pendolari, contenente i risultati dell’inchiesta, richieste e proposte concrete, da un messaggero vestito da Babbo Natale. Davanti alla famosa “letterina” l’assessore si è comunque schierato dalla parte dei lavoratori pendolari, denunciando l’effettiva precarietà dei trasporti regionali, imputando però la totalità delle responsabilità al taglio dei finanziamenti agli enti locali voluta dal precedente e dal corrente Governo. Il tema delle risorse risulta quindi fondamentale per le amministrazioni locali, pronte a dare battaglia per riottenere, almeno in parte e per ora a parole, i fondi persi, così da poter garantire al cittadino un servizio decente e degno di un paese civile.

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