lunedì 9 gennaio 2012

Sciopero Generale in Nigeria

SCIOPERO GENERALE IN NIGERIA: NOTIZIE DALL’AFRICA

Come annunciato, oggi, 9 gennaio 2012, si sono riversate per le strade della Nigeria migliaia di cittadini, per protestare contro il taglio del sussidio statale sui carburanti. La tensione nel paese ha raggiunto livelli preoccupanti, sommando le tensioni sociali a quelle religiose che da alcuni mesi vedono contrapporsi, soprattutto al nord, musulmani e cristiani. Questi ultimi sono stati vittime di numerosi attentati da parte della setta religiosa di matrice fondamentalista islamica Boko Haram.

La Nigeria è il paese più popoloso dell’Africa con i suoi 160 milioni di abitanti, ha una crescita importante pari all’8,4% nel 2011 ma presenta squilibri sociali frutto della corruzione, degli strascichi di una guerra civile molto sanguinosa e di un penoso ritardo nello sviluppo di infrastrutture adeguate. Si calcola che il 70% del combustibile adoperato in Nigeria viene importato, a fronte di una produzione di 2.4 milioni di barili di petrolio al giorno.

Lo sciopero, organizzato dal Congresso dei Sindacati (TUC) e dal Congresso del Lavoro della Nigeria (NCL), principali sindacati del paese, ha preso il via in risposta all’annuncio del Governo, il primo dell’anno, di abolire l’oil subsidies, ovvero sovvenzioni statali volte a calmierare il prezzo della benzina al dettaglio all’interno del territorio nazionale.

I nigeriani, che di media vivono con meno di 2 dollari al giorno, secondo i media occidentali, potrebbero sentirsi doppiamente presi in giro. Sul quotidiano tedesco Die Tageszeitung Dominic Johnson scrive che già hanno subito il fatto che i sussidi hanno arricchito generazioni di politici corrotti, affaristi senza scrupoli e militari che importavano prodotti raffinati, ottenevano i sussidi per la vendita al dettaglio,  e li rivendevamo a prezzo di mercato ai paesi limitrofi,  dal 2012 dovranno anche rinunciare all’unico beneficio che ricevevano da questo sistema viziato: la benzina, salita da 0,30 a 0.60 , con punte di 1,20 €, ha provocato l’aumento indiscriminato dei beni di prima necessità e dei principali servizi.

Sui siti on-line della BBC e della CNN, due “istituzioni” dell’informazione occidentale, la notizia occupa un grande rilievo. Le agenzie di stampa americane e inglesi coprono il territorio africano assieme ai francesi, determinando necessariamente l’orientamento, la quantità e il modo di proporre la notizia. Prevalentemente la BBC e la CNN mantengono un profilo neutrale, con le rispettive differenze, raccontando in principio i fatti salienti: la gente in strada, un massiccio dispiego di polizia (23.000 unità), la repressione brutale (si parla già di tre morti e molti feriti in giro per il paese) e le dure proteste (bloccato l’aeroporto di Abuja, bloccata un'autostrada); proseguono raccontando le voci delle istituzioni nigeriane: il Capo dello Stato Jonathan Goodluck difende la misura. Per il Presidente il sussidio avvantaggiava solo gli speculatori del petrolio e i soldi risparmiati, circa 6,3 miliardi di dollari nel 2012, andranno a finanziare la costruzione di infrastrutture come strade e raffinerie. Le opposizioni chiedono al contrario il reintegro del sussidio, certi che i proventi andranno solamente a regalare dividendi alla classe dirigente corrotta e negligente.

Nonostante la BBC presenti numerosi inviati sul luogo non viene delineata sufficientemente la posizione della popolazione, forse troppo frastagliata. Gli interessi occidentali in Nigeria sono grandissimi, a partire da quelli delle Sette Sorelle del petrolio. La distanza geografica e gli interessi economici rendono difficile la strategia dell’empatia nei confronti delle popolazioni in rivolta – così come succede con il Nord Africa ed il Medio Oriente -, ma rimane interessante osservare l’approccio istituzionale che presenta la notizia di una protesta sanguinosa. In questi giorni in Europa si stanno riscontrando aumenti consistenti del prezzo dei carburanti, sarà interessante osservare come i giornali, soprattutto italiani, presenteranno la protesta e sotto che luce metteranno le motivazioni che la sospingono.

In ogni caso l’impatto mediatico della notizia porta in ogni caso a guardare le protesta sotto un’ottica “nostrana”. La CNN associa inspiegabilmente i nigeriani agli studenti di Occupy, Le Monde, francese, introduce la notizia sottolineando il «pericolo» internazionale di una Nigeria instabile. Stranamente El Mundo, quotidiano spagnolo, parla di un taglio del 25% degli stipendi dei funzionari statali, varato assieme al taglio dei sussidi, mentre la BBC parla di un 25% di decurtazione dello stipendio per le maggiori cariche dello Stato.

Tutti comunque manifestano preoccupazione soprattutto per l’escalation di violenza che le proteste potrebbero aggiungere alla tensione religiosa che vive il paese. I conflitti religiosi, 17 morti tra i cristiani solo pochi giorni fa, sembrano essere l’unico aspetto interessante che i giornali italiani vedono in Nigeria. La notizia dei morti e delle proteste non è pervenuta in nessun quotidiano on-line. Nonostante la Nigeria rappresenta, dopo il Sudafrica, il secondo partner commerciale dell’Italia nell’Africa subsahariana, forte, con l’ENI in testa, di massicci investimenti soprattutto nel settore petrolifero, i media italiani premono sulle stragi dei cristiani, comunque importanti, ma restano impassibili alle proteste. Vedremo nei prossimi giorni. 

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